È solo l’ultimo caso in ordine cronologico: al museo Canova di Possagno, in provincia di Treviso, un turista austriaco ha spezzato le dita del piede di Paolina Borghese del Canova, il gesso originale eseguito nei primi dell’800.
La statua sopravvissuta (anche se gravemente danneggiata) ai bombardamenti della battaglia del Monte Grappa del dicembre del 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, oggi è stata colpita da un “selfie”.
Il turista, identificato, è salito sull’opera per immortalarsi in una foto.
L’elenco delle opere d’arte inestimabili rovinate più o meno irrimediabilmente per errore o per un incidente è lungo. Ecco alcuni esempi:
nel 2013 una turista trentenne tedesca di origini polacche danneggiò il dito indice della mano sinistra della scultura di Pio Fedi, raffigurante Il Ratto di Polissena, staccandolo di netto.
Nel 2006 un turista inglese inciampò nelle stringhe delle sue scarpe e cadde improvvisamente, mandando in frantumi 3 vasi di ceramica della dinastia Qing per un danno di 550.000 euro. Il restauro fu complesso, perché fu necessario mettere insieme più di 400 frammenti.
Nel 2001 il miliardario statunitense Steve Wynn acquista un Picasso “Il sogno del 1932”. Durante una trattativa per rivendere l’opera. Wynn urta il dipinto con un gomito e buca la tela. La trattativa salta. Solo dopo aver speso 90 mila dollari per il restauro conclude comunque l’affare per 155 milioni di dollari.
Un problema, quello dei danneggiamenti all’arte, molto ampio che riguarda non solo l’arte, ma un atteggiamento generale nei confronti di un “bene comune”. Dalle sculture alle opere di architettura fino ai paesaggi, l’accento va posto sulla capacità di messa in sicurezza di sicurezza manufatti e luoghi oltre che sull’educazione al rispetto.
Un restauro ben fatto da mani esperte, eseguito con cura e professionalità sicuramente può riparare la maggior parte dei danni subiti da un’opera a fronte di costi elevati. Tuttavia non potrà restituire la piena dignità a quei capolavori spesso trattati con superficialità e leggerezza da chi dovrebbe solo ammirarli e rispettarli per la grandezza del valore culturale umano e universale che di cui l’arte è portatrice.
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