“Un intervento che restituisce al mondo la bellezza di uno dei capolavori più intensi e tormentati di Michelangelo, liberato dai depositi superficiali che ne alteravano la leggibilità e la cromia” si legge sul sito del Duomo di Firenze. Ed è proprio vero, la Pietà Bandini di Michelangelo non ha nulla da invidiare agli altri capolavori del genio rinascimentale.
La Pietà Bandini è una scultura marmorea, alta circa 277 cm, che Michelangelo Buonarroti, cominciò a scolpire a partire dal 1547. Si tratta di una delle ultime sculture prodotte dall’artista, probabilmente tra le più note.
Iniziato nel novembre 2019, interrotto più volte durante la pandemia da Covid 19, il restauro ha svelato diverse sorprese come la conferma che l’enorme blocco di marmo su cui è scolpita l’opera proviene dalle cave medicee di Seravezza e non di Carrara come ritenuto fino ad oggi.
Il restauro ha anche confermato che il marmo era difettoso come racconta anche il Vasari nelle ‘Vite’ descrivendolo duro, pieno d’impurezze di pirite che ‘facevano scintille’ e microfratture.
Pare che proprio per questo motivo Michelangelo, ormai anziano, fosse scontento del risultato e abbia tentato di distruggerla a martellate, prima di decidere di lasciarla incompiuta.
Fortunatamente, i lavori non hanno mostrato alcun segno di questa presunta volontà di distruzione.
Tuttavia le tantissime piccole inclusioni di pirite nel marmo, che colpite con lo scalpello avrebbero fatto scintille, e la presenza di numerose microfratture, confermano l’ipotesi che l’artista sia stato costretto ad abbandonare l’opera per l’impossibilità di proseguire il lavoro.
In via eccezionale fino al 30 marzo 2022, l’Opera di Santa Maria del Fiore ha deciso di lasciare il cantiere per permettere al pubblico, con delle visite guidate, di vedere da vicino e in un modo unico e irripetibile, la Pietà restaurata.
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