L’idea è di Marco Gallipoli, italiano residente in ucraina, e Lucio Gomiero, docente all’ università di Venezia e Trieste: imprenditori, musei e università italiane per aiutare l’ Ucraina a salvare i propri beni culturali dalle barbarie della guerra.
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha inevitabilmente coinvolto anche gli assetti urbani delle città e il patrimonio storico culturale. Ne è un esempio la distruzione del Museo di Storia Locale a Ivankiv vicino Kiev.
Proprio quest’ultimo evento è stato la molla per pensare ed attivare il progetto.
Il gruppo di lavoro di “Save Ukraine Art 22” mette a disposizione, quindi, i propri contatti, e attiva collaborazioni con imprenditori del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, dell’Emilia Romagna e della Toscana, in rete con università e musei.
“Gentile azienda, le città dell’Ucraina hanno bisogno della donazione di alcuni materiali e apparecchiature per mettere in sicurezza le opere d’arte, iniziando da Leopoli, città Unesco, e per questo ho attivato un progetto di aiuto con un gruppo di amici e professionisti”, si legge in una lettera firmata da Lucio Gomiero e dal team del progetto, inviata alle aziende e pubblicata sulla homepage del sito web di Save Ukraine Art 22. “La spedizione di cibo, medicinali, vestiti, etc. sta continuando con diversi canali e attori, ma sta diventando importante anche preservare, per il futuro, per l’identità di questa nazione le opere d’arte, a rischio, dislocate nei vari musei e chiese; queste rappresentano una componente fondamentale dell’identità e dell’orgoglio della nazione”.
Molti i musei ucraini impegnati nel salvaguardare e portare in salvo le opere delle proprie collezioni: Save Ukraine Art 22 offre gratuitamente consulenza tecnica e materiali ai musei ucraini per aiutarli a tutelare il patrimonio artistico.
“L’urgenza della protezione delle opere durerà a lungo, anche nella fase di ricostruzione ci saranno momenti di sbando”, spiega Gomiero ad Art Tribune. “Non escludiamo, riflettendo anche con Paparoni, che queste opere tratte in salvo possano giungere in Italia per allestimenti temporanei, per ricavare fondi da devolvere poi alla causa”.