Il restauro della statua, iniziato lo scorso novembre e interrotto a causa del Covid-19, è ripreso nel Museo dell’Opera del Duomo a Firenze e per la prima volta è visitabile grazie a visite guidate organizzate. Un’occasione per conoscere da vicino un processo lavorativo importante e accedere al cantiere con la possibilità di confrontarsi con i restauratori.
Scolpita in marmo bianco di Carrara tra il 1547 e il 1555 circa, quando Michelangelo aveva 80 anni, la Pietà Bandini è una delle tre Pietà realizzate dal grande artista toscano.
L’attuale restauro è da considerarsi il primo eseguito sulla Pietà dell’Opera del Duomo, in quanto le fonti non riportano particolari interventi avvenuti in passato, se non quello eseguito poco dopo la sua realizzazione da Tiberio Calcagni, scultore fiorentino vicino a Michelangelo, entro il 1565. Nell’arco di oltre 470 anni di vita, durante i numerosi passaggi di proprietà e le traumatiche vicende storiche, è presumibile che la Pietà sia stata sottoposta a vari interventi di manutenzione che però non risultano documentati perché considerati semplici operazioni di routine.
Ad oggi, è stata avviata una prima pulitura, così da individuare la metodologia più idonea. questo primo approccio, finito sul retro del gruppo scultoreo e in fase iniziale sul davanti, sta riportando alla luce le cromie frutto di precedenti trattamenti del marmo e dettagli non conosciuti della Pietà di Michelangelo.
“Le indagini diagnostiche, eseguite all’inizio dell’intervento e in corso per approfondire nuovi elementi portati alla luce – spiega una nota – hanno fornito informazioni fondamentali per la conoscenza dell’opera e per il suo restauro: della Pietà di Michelangelo non sono presenti patine storiche, ad eccezione di alcune tracce riscontrate sulla base della scultura, ancora in fase di accertamento. Confermata, invece, la presenza di elevate quantità di gesso, residui del calco ottocentesco e non conseguenza dell’alterazione del marmo per solfatazione”.
Il restauro commissionato dall’Opera di Santa Maria del Fiore, finanziato dalla Fondazione non profit Friends of Florence, sotto la tutela della Soprintendenza per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, è stato affidato a Paola Rosa – che ha maturato una trentennale esperienza su opere di grandi artisti del passato tra cui Michelangelo stesso – coadiuvata da un’equipe di professionisti interni ed esterni all’Opera.
Il cantiere di restauro è aperto al pubblico da lunedì 21 settembre. Le visite guidate sono riservate al massimo per cinque persone alla volta, sotto la guida dei restauratori e gli esperti dell’Opera di Santa Maria del Fiore.
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