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Negli ultimi anni la sensibilità sul tema dell’accessibilità dei luoghi a persone diversamente abili è aumentata notevolmente. Lo stesso Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha promosso ed individuato, insieme alle leggi esistenti, nuove e sempre più aggiornate linee guida per superamento delle barriere architettoniche, cognitive e sensoriali.
Architetti, ingegneri funzionari di amministrazioni pubbliche o liberi professionisti nel corso della loro attività non possono prescindere dal tema dell’accessibilità, soprattutto nei luoghi pubblici e nell’ambito dei luoghi di interesse culturale.
Assenti in fase di costruzione nei secoli passati, ascensori, passerelle e sostegni visivi sono ora sempre più integrati nei siti archeologici e nelle costruzioni rinascimentali. Ne sono un esempio il percorso di accessibilità che ha ampliato all’area archeologica del Foro Romano e Palatino grazie ad una rampa di dolce pendenza all’area archeologica del Palatino per permettere di superare con facilità una ripida salita, originariamente raccordata da alti gradini.
Oppure l’ “ascensore per Michelangelo” nel complesso monumentale delle Cappelle Medicee di Firenze.
In questo caso è stato realizzato un ascensore che collega il piano d’ingresso della Cripta al primo piano dove si trovano le Cappelle dei Principi e la Sagrestia Nuova. É stata inoltre creata una pedana a scomparsa che permette di superare dei gradini ineliminabili, facenti parte della struttura originaria.
Si tratta di opere studiate in piena sintonia con il sito in cui sono installate, in modo da coniugare funzionalità ed estetica, questo un principio molto importante per chi si occupa di questo tema.
In linea generale, in Italia la materia è stata disciplinata grazie all’introduzione dei Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A.)
I P.E.B.A., permettono di monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità degli edifici per tutti i cittadini.
Introdotti nel 1986, con l’articolo 32, comma 21, della legge n. 41, e integrati con l’articolo 24, comma 9, della legge 104 del 1992, che ne ha esteso l’ambito agli spazi urbani, sono tesi a rilevare e classificare tutte le barriere architettoniche presenti in un’area circoscritta sia rispetto ad edifici pubblici che porzioni di spazi pubblici urbani (strade, piazze, parchi, giardini, elementi arredo urbano).
Il P.E.B.A. di ciascun comune permette quindi di:
conoscere in termini di accessibilità lo stato di edifici e spazi pubblici,
individuare “soluzioni-tipo” per i vari casi che si riscontrano sul territorio,
assegnare delle priorità agli interventi,
stimare i costi,
programmare gli interventi in un arco di tempo definito.
Resta chiaro che questi strumenti si applicano anche e soprattutto in casi di intervento di restauro e recupero dei beni culturali, come previsto dal progetto A.D. Arte, il sistema informativo per la qualità della fruizione dei beni culturali da parte di persone con esigenze specifiche pensato dal Ministero per musei e aree archeologiche statali aperti al pubblico.
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