Le attività di scavo e di restauro nel sito archeologico più famoso d’Italia (e sicuramente tra i più visitati al mondo) non smettono mai di sorprendere gli addetti ai lavori.
É infatti di poche settimane fa la scoperta di una tomba con resti umani mummificati.
Si tratta di resti umani, capelli e ossa di un individuo inumato in un’antica sepoltura, rinvenuta presso la necropoli di Porta Sarno, a est dell’antico centro urbano di Pompei.
Sulla lastra marmorea posta sul frontone della tomba un’iscrizione commemorativa del proprietario Marcus Venerius Secundio che richiama lo svolgimento a Pompei di spettacoli in lingua greca, una scoperta nella scoperta visto che nulla prima lasciava ipotizzare la rappresentazione in greco nei teatri romani dell’epoca.
La struttura sepolcrale, risalente agli ultimi decenni di vita della città, è circondata da un recinto in muratura con evidenti tracce di decorazioni floreali verdi su sfondo blu. Al suo interno il corpo di Marcus Venerius Secundio già noto poichè presente anche nell’archivio di tavolette cerate del banchiere pompeiano Cecilio Giocondo, proprietario della domus omonima su via Vesuvio.
Si tratta di uno schiavo pubblico e custode del tempio di Venere che, una volta liberato, aveva raggiunto un certo status sociale ed economico.
Infatti si evince non solo dalla tomba piuttosto monumentale, ma anche dall’iscrizione: oltre a diventare Augustale, ovvero membro del collegio di sacerdoti dediti al culto imperiale, come ricorda l’epigrafe, “diede ludi greci e latini per la durata di quattro giorni”.
“Ludi graeci” sono proprio gli spettacoli in lingua greca a conferma di esibizioni a Pompei in lingua ellenica e quindi di una città anche multietnica già nella prima età imperiale.
Ulteriore sorpresa è proprio la sepoltura di Marco Venerio, infatti, nella fase romana di Pompei, il rito funerario prevedeva di norma l’incinerazione, mentre solo bambini piccoli venivano inumati.
Un processo funerario insolito, considerando che si trattava di un uomo adulto di più di 60 anni, come emerge da una prima analisi delle ossa ritrovate nella camera funeraria.
Si tratta di uno degli scheletri meglio conservati ritrovati nella città antica. Il defunto fu inumato in una piccola cella di 1,6 x 2,4 metri posta alle spalle della facciata principale, mentre nella restante parte del recinto sono state riscontrate due incinerazioni in urna, una in un bellissimo contenitore in vetro appartenente a una donna di nome Novia Amabilis.
Le caratteristiche della camera funeraria, che consiste in un ambiente ermeticamente chiuso, hanno creato le condizioni per lo stato di conservazione eccezionale.
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