Dal 1599, anno in cui furono scoperte le prime rovine alla metà del Settecento, con l’ inizio delle ricerche archeologiche più estese fino ad oggi Pompei è da secoli il sito archeologico più studiato, visitato e restaurato al mondo.
Nell’ultimo secolo e mezzo innumerevoli sono stati gli interventi conservativi che hanno permesso già nella prima metà del XX secolo di pensare alla città come una sorta di museo all’aperto dove l’esigenza divulgativa era intimamente connessa a quella scientifica.
Non sono mancati negli anni, oltre a grandi lavori, momenti bui come il sisma del 1980 e i noti crolli dovuti a periodi di incuria e abbandono.
Negli ultimi anni però il sito archeologico napoletano è rifiorito grazie alla sapiente direzione di nuovi dirigenti e all’ingente (e ben speso) investimento della Comunità Europea.
“Pompei è una storia di rinascita e riscatto, un modello per tutta Europa nella gestione dei fondi comunitari. Un luogo in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi archeologici grazie al lavoro lungo e silenzioso delle tante professionalità dei beni culturali che hanno contribuito ai risultati straordinari che sono sotto gli occhi di tutti e che sono motivo di orgoglio per l’Italia” ha dichiarato, poche settimane fa, il Ministro per i beni e le attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini.
“A Pompei non è più il tempo delle emergenze. Abbiamo davanti a noi nuove e importanti sfide per la tutela, la conoscenza e la valorizzazione degli scavi e del territorio” così il Direttore uscente del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, che da poco ha lasciato il posto all’archeologo italo-tedesco Gabriel Zuchtriegel nuovo direttore.
É dal 2014 con il Grande Progetto Pompei che un team di architetti, archeologi, ingegneri e restauratori hanno lavorato senza sosta su interventi specifici di restauro strutturale delle murature, messa in sicurezza degli apparati decorativi e rifacimento delle coperture, oltre che nella messa in opera controllata di presidi per salvaguardare situazioni specifiche di instabilità delle strutture murarie.
Il Grande Progetto Pompei ha permesso di realizzare una serie di progetti che consentono di affrontare la problematica conservativa da vari punti di vista come, ad esempio, l’utilizzo di presidi statici sempre più snelli e sofisticati per liberare le strade e le antiche strutture da ingombranti puntelli.
Fondamentale è stata la possibilità di migliorare la messa in sicurezza della città antica attraverso interventi propedeutici ai successivi restauri, finalizzati a salvaguardare e arrestare l’evoluzione del degrado murario, dei siti decorativi parietali e pavimentali.
Non ultimo, è stato fortemente voluto e realizzato il progetto conoscitivo “Piano della Conoscenza ” e il conseguente lavoro di gestione dei dati che ha permesso una analisi di dettaglio dello stato di conservazione e delle problematiche e l’immagazzinamento e la gestione dei dati che non ha confronti nel panorama archeologico internazionale.
Un piano della conoscenza che costituisce senza ombra di dubbio un formidabile strumento diagnostico e conoscitivo.
Tanto ancora il lavoro da fare, ma sicuramente già avviato sulla strada giusta.
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