Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in collaborazione con la Luddy School of Informatics dell’Università dell’Indiana nei prossimi anni digitalizzerà 400 reperti dei suoi depositi in 3D. Un progetto di realizzazione di un museo virtuale visitabile da pubblico ed addetti ai lavori per “esporre” tutte le opere attualmente nascoste nei depositi al fine di renderle disponibili ad esperti, ricercatori e restauratori.
“Il MetaMuseo è un nuovo livello da raggiungere nella valorizzazione dei depositi per associare di nuovo i contesti, seppur in forma digitale”, spiega il direttore del MANN Paolo Giulierini “Lo facciamo con una nuova prestigiosa collaborazione internazionale, nello spirito di una ricerca condivisa con il mondo”.
Le opere saranno trasformate in versioni digitali 3D attraverso l’acquisizione delle loro immagini da più punti di vista.
Questo processo crea nuvole di punti tridimensionali, che rappresentano il campionamento della superficie dell’opera e successivamente la forma dell’oggetto
Questo permetterà la visualizzazione dell’oggetto tridimensionale che, del tutto simile a quello reale, potrà essere oggetto di studio in fase di analisi storica artistica ma anche in vista di operazioni di conservazione e restauro.
Cristiana Barandoni (Principal Investigator per il MANN e ideatrice del MetaMuseo), in collaborazione con Floriana Miele (MANN), selezionerà nei depositi i quattrocento reperti. La riproduzione in 3D sarà coordinata dai professori Bernard Frischer e Gabriele Guidi.
Il MetaMuseo avrà anche un taglio didattico, perché alle campagne di studio e acquisizione immagini parteciperanno allievi ed esperti. “Il MetaMuseo è un progetto che vuole tutelare e proteggere il patrimonio sommerso del Museo composto da reperti invisibili, ovvero non esposti per motivi di spazio, studio, conservazione. Sono forse opere meno note, ma altrettanto importanti per la ricerca: queste testimonianze, per sopravvivere, hanno bisogno di essere protette. E conosciute” conclude Cristiana Barandoni. (ANSA).
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