Fino al 21 gennaio 2023 è possibile per visitare la mostra Alberto Burri Reloaded, allestita al CUBO di Bologna, lo spazio espositivo dell’ Unipol.
Ed è proprio il gruppo assicurativo bolognese che, per l’occasione, ha commissionato il restauro di Nero con punti, lavoro pittorico di grandi dimensioni del maestro umbro.
Due anni di lavoro sono stati necessari per giungere al risultato finale, volto a mettere in sicurezza l’opera, senza intaccare il naturale processo di trasformazione e invecchiamento ancora in corso.
Un lavoro che ha trovato soluzioni nel biorestauro, più sostenibili per l’ambiente, meno impattanti sull’opera, più salutari per gli operatori e per i visitatori.
Il biorestauro si avvale dell’utilizzo di ceppi microbici originali -spontanei e non patogeni- con cui sviluppare procedure innovative, anche “su misura”, verso una strategia di restauro più sostenibile. In particolare si tratta di una pulitura selettiva di superfici di interesse storico-artistico mediante impacchi di microrganismi immobilizzati in una matrice di supporto (micro-pack), per la rimozione di depositi di varia origine senza lasciare residui.
La forza del biorestauro sta nella sua adattabilità al singolo oggetto da restaurare, infatti è possibile usare un unico ceppo o una combinazione di microrganismi in base al problema e al risultato che si vuole ottenere.
Grazie alla possibilità di scegliere la combinazione migliore di microrganismi, è possibile biorestaurare diversi tipi di materiali come la tela e il legno, su carta, materiale lapideo e affreschi.
La scelta dei ceppi più adatti, disponibili presso collezioni microbiche pubbliche, è basata sulla presenza di definite abilità come saper degradare la patina di sporco depositata nel tempo sulle opere d’arte oppure l’abilità di produrre sali minerali che vanno a rinforzare sculture, architetture e manufatti in pietra. Questi “strumenti biologici” permettono quindi sia processi di biopulitura e che di bioconsolidamento, in base al tipo di problematica da affrontare.