Cento storie di innovazione, sostenibilità e bellezza nel campo del restauro sono il cuore di ‘100 Italian Architectural Conservation Stories’, un volume che mostra una filiera made in Italy fatta di competenze, tecnologie e materiali sviluppati dal mondo dell’impresa e da quello della Ricerca e dell’Università.
Il Rapporto realizzato da Symbola e Fassa Bortolo con la partnership di Assorestauro (scaricabile qui) restituisce un’ immagine d’insieme di tutto il settore con particolare attenzione a quel segmento legato allo sviluppo di materiali e tecnologie innovative per la messa in sicurezza dell’edilizia storicamolto importante per un Paese come l’Italia, sismico quasi nella sua interezza.
“I nostri restauri – spiega Symbola – sono apprezzati e premiati in tutto il mondo. Non è un caso se nel 2020 il più prestigioso riconoscimento europeo, l’European Heritage Award e di recente il Grand Prix, hanno premiato un’esperienza italiana.
Parliamo dell’intervento sulla Basilica di Santa Maria di Collemaggio distrutta durante il terremoto de L’Aquila. Un cantiere il cui valore risiede nelle tecnologie innovative impiegate e nell’aver tenuta aperta e in sicurezza, per tutta la durata dei lavori, la fruizione della Basilica.
L’intervento è stato interamente sostenuto da Eni Spa e tra le aziende fornitrici di materiali è presente Fassa Bortolo. L’Appennino centrale, colpito dagli eventi sismici del 2009 e del 2016/17, è il più grande cantiere di restauro in Europa con L’Aquila come laboratorio più importante con più di 2 miliardi finora investiti nella ricostruzione del patrimonio culturale”.
Ampio spazio viene dato poi agli istituti di ricerca e formazione. Parliamo di istituti di indiscussa rilevanza internazionale, dall’Opificio delle pietre dure di Firenze all’Istituto Centrale del Partner tecnico Restauro di Roma. A questi istituti si sono aggiunti nel tempo numerosi importanti dipartimenti e facoltà di architettura, a partire dall’Università “La Sapienza” di Roma che nel 1919 fondò la prima Facoltà di Architettura al mondo ad avere un insegnamento accademico legato all’ambito del restauro dei monumenti, mettendo insieme discipline legate all’ingegneria, alle belle arti e agli studi umanistici. Ed è proprio per queste specificità che l’ICCROM – Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, emanazione dell’Unesco, ha istituito la sua sede in Italia, a Roma nel 1959. Di questa filiera fanno parte anche alcuni autorevoli soggetti istituzionali e privati che hanno come mission quella di promuovere le nostre pratiche di eccellenza nel mondo. Da un lato c’è l’impegno dell’AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo che, in collaborazione all’Istituto Centrale del Restauro, ha portato alla nascita e alla crescita nel mondo di centri di ricerca e formazione su modello di quello italiano: dalla Siria all’Egitto, fino, più di recente, in Bolivia. In parallelo, anche l’impegno di Assorestauro, associazione di categoria che dal 2005 rappresenta tutto il settore della conservazione del patrimonio materiale in Italia, incaricata dall’APT Europe chapter europeo dell’Association for Preservation Technology (la corrispettiva associazione statunitense), di sviluppare la propria sezione europea. Un’azione che accanto alla partecipazione alle principali fiere di settore, ha visto il moltiplicarsi all’estero di cantieri pilota per facilitare collaborazioni tra professionalità italiane e locali e favorito la nascita di importanti scuole di restauro in Russia, in Turchia e a Cuba.
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